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Ricette e dati sensibili. Tutelare il diritto alla privacy dei pazienti

La privacy dei pazienti e il diritto alla riservatezza rispetto ai dati sensibili, è un tema trascurato a lungo ma che per fortuna, negli ultimi anni, ha visto notevoli progressi in ambito sanitario. Che non sia stato recepito del tutto e in tutte le aree del Paese, è purtroppo una triste realtà e lo dimostra un recente episodio che ha scomodato direttamente il Garante della Privacy.
La pandemia e le restrizioni dettate dal Covid-19, hanno esasperato alcune situazioni già precarie e fatto regredire di alcuni decenni le realtà più virtuose.

L’intervento del Garante è stato necessario per ripristinare la normalità e scongiurare un pericoloso effetto domino in cui le regole inerenti la riservatezza dei cittadini avevano smarrito la retta via.

Un medico poco attento, aveva diffuso la cattiva abitudine di allocare le ricette per i pazienti in una cassetta posta all’esterno dello studio medico, prive di buste chiuse.
Una pratica che consentiva a tutti gli assistiti dello studio medico di consultare informazioni inerenti altri pazienti. Questa inappropriata modalità di consegna delle ricette, si è protratta anche a fine emergenza.
Per questa ragione, nonostante le buone intenzioni del medico, è scattata la multa del Garante per la protezione dei dati personali e una sanzione di 20.000 euro.

L’istruttoria dell’Autorità è partita da un accertamento dei carabinieri del N.A.S. che hanno raccolto numerose testimonianze.
Nel suo provvedimento di sanzione, l’Autorità ha ribadito che le informazioni relative alla salute possono essere sì comunicate a terzi, ma solo sulla base di un idoneo presupposto di legge o su delega scritta dell’interessato, e in ogni caso non possono mai essere diffuse.
Il Garante ha inoltre ribadito quanto già affermato in passato e cioè che le ricette sanitarie possono essere lasciate presso le farmacie e gli studi medici, purché messe in busta chiusa.
Ma, lasciarle incustodite alla portata di tutti, viola la privacy dei pazienti perché permette la diffusione di dati idonei a rivelare il loro stato di salute.